Damiano Colombi – Jingge Dong

DUet

17 DICEMBRE 2021 – 27 FEBBRAIO 2022

ATRIO MONUMENTALE ASP – ITIS

Inaugurazione: venerdì 17 dicembre ore 17:00*

* Solo su invito strettamente personale inviato dalla Direzione dell’ASP ITIS

Percorsi contemporanei dell’astrazione pittorica più recente, percorsi che si intersecano fra gli spazi dell’Atrio Monumentale che ospita i progetti espositivi di Arca presso l’Azienda Servizi alla persona di Trieste (ASP-ITIS). Una decina di anni fa, in una importante pubblicazione dedicata alla Pittura Oggi (Painting Today, Phaidon Press) si è tentata una descrizione dell’articolatissimo panorama della disciplina ancora di maggior rilievo nell’ambito delle arti visive attuali, disciplina dalla lunghissima tradizione e che costituisce anche odiernamente uno dei più rilevanti indirizzi formativi di un’Accademia di Belle Arti. Si parlava in quella pubblicazione internazionale, di Astrazione ambigua. Come tutte le definizioni di fenomeni complessi anche questa può avere un valore solo relativo, però può comunque aiutare a comprendere cosa stiano proponendo due artisti di una generazione sempre più presente in gallerie, manifestazioni culturali e fiere d’arte di rilievo. Si tratta, sia per Damiano Colombi (Bressanone, 1994) che per Jingge Dong (Pechino, 1989), di produzione esclusivamente pittorica, a prevalenza astratta. Ma osservandone i lavori si nota come il modo di intendere l’astrazione non sia facilmente riferibile ad una o all’altra delle correnti più note dell’Astrattismo, in particolare novecentesco. O meglio: sembrano essere, quelle correnti, tutte compresenti.

Vi è in entrambi i percorsi creativi molta concentrazione sul fare della pittura – sulla stesura del colore, sulle particolarità materiche e tecniche del materiale – che restituisce più registri cromatici fra trasparenza e opacità, e più livelli di profondità. L’esito, in particolare per Damiano Colombi, è una pittura stratigrafica, fluida, fatta di addensamenti e dinamismi, anche gestuali, ma di una gestualità controllata in grado di generare particolari spazialità sulla superficie della tela: non è un caso vi sia stata una sua iniziale attenzione al tema del paesaggio.

Anche nelle fasi di avvio della ricerca di Jingge Dong vi è stata attenzione al tema del paesaggio, reso sempre più fluido, e interconnesso, in cui le tracce della tradizione orientale (Dong ha studiato a Shangai e Pechino, poi a Venezia) vengono via via diluendosi in un magma pittorico (Landscape of Chaos, è il titolo di una serie di lavori recenti) che sembra di matrice espressionista astratta, ma che in realtà è il frutto di un processo più lento di composizione e meno action, attento a cogliere le trasformazioni che avvengono sulla superficie della tela. Il tema del paesaggio rappresenta dunque uno spunto iniziale in comune, pur provenendo gli artisti da tradizioni pittoriche diverse (più centro europea quella di Colombi, mentre per Dong il riferimento è piuttosto a quella tradizionale cinese). Ma è un tema che si viene letteralmente scomponendo e ricomponendo sulla superficie del quadro, come se fossero in atto gesti compositivi attenti ad avvertire non solo l’intorno (il paesaggio), quanto anche a registrare le reazioni della stessa materia pittorica durante la lavorazione. Forse più che di paesaggio sarebbe più appropriato parlare di una tematica dell’intorno, o del circostante. Il processo (voluto/non voluto) di autoaffioramento dell’immagine sulla tela, implica modalità compositive includenti e non. Si generano così dei quadri stabili e instabili allo stesso tempo, quasi fosse possibile una loro ulteriore trasformazione, il quadro finito rappresentando solo uno stadio temporaneo. La concezione di fondo che anima questi lavori (e direi anche la visione del mondo che esprimono) non è l’aut aut (cioè la netta presa di posizione per un campo, per una condizione formale magari riflesso di una esistenziale), quanto piuttosto l’et et, da cui deriva il tener insieme aspetti formalmente diversi, (le correnti che si intersecano dell’astrattismo); processo appunto non di esclusione, ma inclusione, senza vi sia alternativa fra ciò che è fuori (l’intorno, il circostante; per Dong le luci della zona industriale) e ciò che avviene sulla membrana della tela.

Non è facile descrivere in breve il lavoro di artisti i quali, pur accomunati da una tematica iniziale cui abbiamo fatto cenno e da un luogo di formazione, l’Atelier F dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, ormai noto nel mondo della pittura contemporanea e frequentato da entrambi per anni, evidenziano esiti nettamente individuali nelle loro ricerche. Nel titolo stesso della mostra abbiamo provato a rendere il senso di questa coappartenenza e distinzione, il senso di una congiunzione, mantenendo le differenze: DUet appunto.

 

Lunedì ‒ Domenica: 15:00 ‒ 19:00

Via Pascoli, 31
34100 Trieste
Visite previo appuntamento info@arcacontemporanea.it